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30 October 2025

La parrucca nella minestra










Non mi piace fare ripescaggi  di vecchi post e autocitarmi. Ma di fronte ai siparietti del crimine che imperversano a reti unificati, da mattina a sera, di fronte alla morbosità dei videotossicomani sempre più teledipendenti e telemorenti, i quali, più sono al sicuro sui divani di casa propria, più si improvvisano giallisti e Sherlock Holmes domestici, ho riesumato un mio vecchio post che risale a 15 anni fa (28 ottobre 2010) e che sembra appena scritto. 
Manca solo l'aggiornamento  sul caso Garlasco 2 (cioè 18 anni dopo) , che dal povero Stasi detto "il biondino con gli occhi di ghiaccio"  opportunamente mostrificato e che ha già scontato la pena, ora indaga e mette sotto accusa Andrea Sempio e la sua famiglia. Non mancano avvocati beoni, magistrati corrotti, guerre tra procure, testimoni mitomani e mendaci. Ma intanto nel corso del tempo, il capello nella minestra di cui al contenuto del post sottostante,  è diventata non solo una parrucca, ma le parrucche, tante parrucche.


" Cameriere, c'è un capello nella minestra. Vorrebbe cambiarmi il piatto per cortesia? ". E così che schizzinosamente ci comportiamo al ristorante quando per caso troviamo un capello nella portata servita. Ma di fronte alle intere parrucche che ci propinano quotidianamente durante i telegiornali a pranzo e a cena restiamo ammutoliti e continuamo a mangiare, imperterriti.
E' questa una gag del comico surreale Alessandro Bergonzoni durante l'ultimo spettacolo teatrale URGE. La parrucca nel piatto quotidiano si fa sempre più immangiabile, a causa dell'invadenza, della pervasività, della ripetitività compulsiva dei media. Si buttano come sciacalli sui fatti di cronaca nera e girano e rigirano il coltello nella piaga, servendoci quotidianamente, non solo parrucche, ma disjecta membra nella pastasciutta.
Si portano dietro la tanica di benzina e scatenano incendi, roghi e cortine fumogene là dove ci si aspetterebbe che venga fatta luce. Siamo alle armi di distrazione di massa dei perversori occulti.
E' accaduto col giallo di Novi Ligure (caso Erika e Omar), con Garlasco (caso Stasi), con Cogne (caso Franzoni) , col giallo di Perugia e l'omicidio a luci rosse del caso Knox-Sollecito. Riaccade in modo ancora più ridondante e più circense che mai con il caso Scazzi. E se non fosse per rispetto dovuto alla povera piccola Sara, vera vittima della tragedia, verrebbe da dire che i Tg, la vita in diretta di Sposini, il suo omologo concorrente pomeridiano di Barbara D'Urso su Mediaset, ci regalano un interminabile "scazzo" quotidiano. Uno crede di riposare le stanche orecchie, ma ecco che sul far della notte arrivano, puntuali, i cosiddetti approfondimenti di Vespa su Rai1, di Federica Sciarelli detta Sciacalli su Rai 3 in "Chi l'ha visto?", di "Matrix" su Mediaset.
Il primo, si è addirittura specializzato in plastici: c'era il plastico montano di Cogne, ora c'è il plastico mediterraneo di Avetrana, con tanto di villetta, garage, modellini di automobiline, palmizi formato bonsai. Insomma, un vero e proprio presepino attorno al quale ciacola il solito neghittoso pissichiatra Crepet, ospite in studio capace solo di far sfoggio di caldi e colorati pulloverini; la solita magistrata Simonetta Matone che non ne ha mai imbroccata una; poi c'è una bionda criminologa che pare una pornostar e una giornalista che non vede l'ora di promuovere il suo nuovo libro sui casi delittuosi consumati in famiglia. In diretta, Alessandra Graziottin, ginecologa, pissicologa, curatrice di rubriche sui rotocalchi rosa, tuttologa e via con la fuffa notturna. Ne avessero mai azzeccata una...Prima c'era don Michele, il mostro rurale.
In pochi giorni zio Miché è passato da carnefice a vittima di Erinni domestiche che lo nutrono con gli avanzi di cucina come un cane bastardo, lo fanno dormire in una sdraia da giardino, ma soprattutto lo fanno lavorare 14 ore al giorno come ai tempi degli junkers, mentre loro, le donne, danno ordini e riposano. Ora c'è da sbattere in prima pagina, la mostrona Sabrina, robusta strangolatrice di concetto, perché gelosa della cuginetta tenera e graziosa. Sopra a tutta la famiglia, mamma Cosima: sapeva e taceva; forse teneva bordone. E i media impazzano come se fossero - come se fossimo - tutti parenti stretti della Famiglia Addams pugliese: zio Michele, mamma Cosima, la cugina Sabrina, la cugina Valentina, mamma Concetta....
Signori, questo sarebbe il giornalismo odierno, ovvero il quarto e quinto potere. La Procura non è capace di trattenere le gole profonde, i cronisti si improvvisano inquirenti e siamo al pirandelliano Uno Nessuno Centomila. Frattanto si fa commercio clandestino di foto della casa del delitto con annesso garage, e Avetrana è diventata la nuova Las Vegas versione horror. Portateci anche i bambini, già che ci siete. Potrebbe diventare la nuova Gardaland delle Puglie.

Cameriere, mi cambi il piatto, per favore. La parrucca nella minestra proprio non la reggo più. Ma forse, oltre alla minestra, conviene buttare l'intera tv nella discarica.

https://sauraplesio.blogspot.com/2010/10/la-parrucca-nella-minestra.html


Una domanda alla quale non so rispondere: ma perché la gente è tanto attratta dal crimine, dal male e dalla cosiddetta "nera" che viene perfino  indicata ed esaltata come la Madre del vero giornalismo?

San Germano

21 October 2025

Libri abbandonati in stazione e analfabetismo di ritorno









Assistiamo sempre più spesso ad un nuovo fenomeno. Da quando esiste la Rete e  l'universo informatico, il libro ha perso sempre più interesse. Gente che fa a gara a disfarsi di libri divenuti improvvisamente ingombranti. Parenti di proprietari deceduti che non sanno più come disfarsi di libri avuti in eredità dal caro estinto. Nemmeno le biblioteche pubbliche li accettano più. Mi sono chiesta non senza sorpresa cosa è successo. La gente moriva anche prima, ma i libri non erano mai stati così superflui come oggi. E' successo che il mondo miniaturizzato dello smartphone ha preso il sopravvento sul mondo di Gutenberg. Mi piacerebbe sapere quanti tengono ancora in casa enciclopedie o dizionari per consultarli invece di ricorrere alla scadente Wikipedia. I libri invecchiano, le pagine ingialliscono e si strappano, le copertine si sciupano. Le librerie e cartolibrerie chiudono.. Sempre più spesso assistiamo a libri regalati e riposti nelle cassettine delle stazioni ferroviarie o dei parchi pubblici. Lo chiamano col solito ipocrita nome inglese di bookcrossing. Letteralmente, passalibro, giralibro. Pare che detto fenomeno provenga dagli Usa. Un modo pietoso e  forse un po' ipocrita di rendere circolare il caro vecchio libro caduto in disuso, nell'illusione che possa riavere una nuova vita. Qua e là si moltiplicano le iniziative delle stazioni ferroviarie collegate a bibliotechine comunali per incentivare lo scambio di libri...vagabondi. Ecco un esempio, nel Varesotto:
https://www.ferrovienord.it/2019/06/27/bookcrossing-via-a-libero-scambio-di-libri-nella-stazione-di-barasso-2/ 

Per carità, lodevole iniziativa, ma non facciamo finta di ignorare che le nostre stazioni ferroviarie non vengono presidiate da tempo, nemmeno più per l'emissione di biglietti e che i vandali a corto di cattive azioni, non di rado si attaccano anche ai libri per bruciarli su modello del racconto di fantascienza Fahrenheit 451. In questi casi, non c'è bisogno della dittatura del solito omino coi baffetti: basta già l'ignoranza e la brutalità diffusa.
Senza ignorare che anche gente simile, possiede un telefonino magari per filmare le loro infime prodezze vandaliche che poi mette in rete.
D'altro canto, si vive sempre più immersi in una bolla fatta di notizie, immagini, commenti, repliche ai commenti, like e dislike e la Rete si rivela sempre più un universo parallelo fatto di trappole e di inciampi. La lettura on line, stanca gli occhi, non consente concentrazione e non è fatta per essere memorizzata. Davanti a un articolo di approfondimento anche interessante, sono portata io stessa a dire: troppo lungo. E a stancarmi alla sua lettura, cosa che non avviene sulla carta. Si crede di imparare, ma poco dopo non si ricorda più nulla e  capita di  chiedere a sé stessi: dove ho letto, questo o quell'argomento? Dove ho preso la tale o tal altra notizia? Insomma,  il passaggio  estratto da un libro lo si segna col segnalibro, con una sottolineatura o con una cara vecchia orecchia piegata. Quello del web, svolazza e si dissolve su qualche Cloud. Il mondo delle informazioni ti entra in casa (infodemia), ma si è soli e dispersi nel mondo e il presunto sapere infinito del web, alla fine genera ignoranza e presunzione di saperla lunga.
Stiamo sprofondando nell'universo dell'immediato tipico degli insetti senza memoria, quella memoria che avevamo imparato a coltivare proprio dai libri. Il libro è già una selezione basata sullo spirito critico e saper discernere, selezionare, riflettere è un esercizio che richiede tempo e fatica: non ci sono scorciatoie! 
Le notizie  vengono esasperate e ingigantite per l'uopo, ma non importa più se siano vere o false... L'importante è che facciano rumore, tanto rumore. 
I bambini ai tempi del Digitale, dal canto loro, hanno disimparato a scrivere in corsivo. In compenso (ma meglio sarebbe dire "in scompenso") sanno digitare abilmente con una velocità supersonica i messaggi sulla tastiera accompagnati da piogge di emoticon. Il periodo dei confinamenti legati alla cosiddetta "pandemia", li ha già coartati all'isolamento e ad adattarsi alla finzione virtuale e immateriale del web, privandoli di veri contatti umani. 

Ho letto la lettera di Marina Berlusconi al Corriere della Sera. Su alcuni punti ha ragione, specie quando scrive: I libri sono da sempre efficaci anticorpi contro barbarie e totalitarismo, ma oggi assumono anche una funzione nuova: quella di anticorpi contro l’assottigliamento del pensiero imposto dallo smartphone, veri e propri strumenti di resistenza contro l’omologazione digitale.




Ma non vorrei che il suo grido di allarme contro le BIG TECH, senz'altro comprensibile in quanto editrice, nascondesse la voglia di imporre una authority esterna deputata, non si sa bene a che titolo, di vagliare che cosa è vero e cosa è falso. Una authority falsamente imparziale magari a caccia di bufale contro gli inevitabili inganni  truffaldini della IA. Se i "discorsi sull'odio" vanno stigmatizzati e sanzionati da chi e da quale commissione. Meglio vigilare che la toppa non diventi peggiore del buco. Per il momento, insegniamo ai più piccoli e alle giovani generazioni di fare a meno, quando è possibile, di quel falso talismano elettronico che serve a farli deconcentrare, a creare analfabetismo di ritorno oltre  a renderli dislessici e privi di manualità grafica. Ma occorre che gli esempi partano proprio dagli adulti, anch'essi vittime  reinfantilizzate di quel Paese dei Balocchi elettronici che ci circonda. Quanto ai libri,  mi auguro che ritornino quanto prima nelle case, negli scaffali e sui comodini, e non ghettizzati in cassettine da riserva indiana ferroviaria.

Sant'Orsola   





13 October 2025

Trumpone, che ganassa!


Volevo aggiornare con un altro argomento che non fosse l'accordo di pace, ma confesso che alla fine, sono rimasta incollata alle dirette di Trump alla Knesset israeliana e a Sharm el Sheikh. Devo dire la verità, se non ci fosse di che continuare a preoccuparsi per quanto non sta scritto sui fatidici 20 punti,  c'è perfino da ridere nel vedere la sua megalomania plateale con battute da commedia  grottesca all'americana con animazioni in stile Mars Attacks. Mancavano giusto i marziani con i dischi volanti e la musichetta country di Slim White che faceva scoppiare i loro cervelli di alieni, come cetrioli maturi. 

Bibi se la rideva compiaciuto e una volta tanto gli è riuscito perfino di perdere quella solita espressione grifagna da truce demonio. Elogi, laudi, complimenti, applausi e standing ovation per tutti. Per fortuna che ci sono io e non quel mentecatto di Biden o peggio quella nullità di Obama - era il leit motiv del  gran magnate. Gli ostaggi sono stati restituiti felicemente alle loro famiglie  dopo due anni di vita sotterranea, mentre quei due migliaia di detenuti palestinesi sui pullman tornavano giubilanti, a Ramallah, a Rafah o dove venivano scaricati. Si canta, si salta, si balla, ma qualcosa ancora non torna. Di tutto si parla, si scherza, si ride, si fanno promesse, ma quei 65.000 morti a Gaza, sembrano essersi,  come per incanto, volatilizzati.  The Donald annuncia grandi investimenti, da parte di paesi "ricchi e influenti", “che incontrerò ora in Egitto”. Poi scherza e aggiunge: “probabilmente se ne saranno già andati perché sarò in ritardo”. Ma il fondo è stato toccato allorché chiede al presidente Isaac Herzog presente, di concedere la grazia a  Netanyahu, già coinvolto in una serie di processi per corruzione, menzionandogli l’ottimo lavoro svolto da un premier, da considerarsi “uno dei più grandi in tempi di guerra”. Certo che si, si può anche fare strage di civili, ma poi, alla fin fine, che cosa sono 65.000 poveri disgraziati in confronto a un Mosè che traghetta il suo popolo eletto alla Terra Promessa? Che tra l'altro, è anche la terra di suo genero Jared Kuchner e di sua figlia Ivanka, la quale,  per ammissione del Presidente suo padre, si è "convertita".



Insomma, dopo lo show alla Knesset, si bissa con quello a  Sharm el Sheikh, con mille ringraziamenti ad Al Sisi l'Egiziano che li ha così generosamente ospitati, a Erdogan che è un duro di Ankara, ma con cui lui si intende a meraviglia; al principe saudita, all'emiro del Qatar. Ce n'è pure per Macron che chiama per nome (Emmanuel) il quale in questi giorni sta sbattendo le corna su Sébastien Lecornu  per i tentativi di dare vita a un governo che nessuno vuole.  Trump si chiede ad alta voce come mai che Emmanuel, di solito così esibizionista e narciso, se ne stia in disparte invece di esporsi come al solito, ad uso  telecamere. Risate generali dei presenti. Forse non ha seguito il vaudeville su Lecornu.

Complimenti a schiovere anche per la Meloni considerata una "bella donna" ma non si può dire, perché sennò mi rovinano la carriera - aggiunge Donald dando una battutina salace alla cultura woke. Una cosa è certa: Meloni era l'unica donna là in mezzo e la galanteria era d'obbligo. C'è pure un ruolo per Hamas che durante l'interregno, avrà incarichi di polizia. Insomma, Trumpone gasato come in preda alla cocaina dopo la Knesset monocamerale, a Sharm promette ricchi premi e cotillons per tutti. Pertanto,  non voleva più schiodarsi dal podio egizio. 




Passa il principe bin Salman con il mantello bianco e la kefiah regale e Trump lo guarda con un po' di invidia. Forse vorrebbe indossarne uno anche lui ed essere il nuovo Lawrence d' Arabia, il grande condottiero delle tribù  arabe. Diamogli un cammello.

Firmato l'accordo di pace (con molte incognite), a noi comuni mortali non ci resta che incrociare le dita e  sperare nell'eterogenesi dei fini. 

San Edoardo

03 October 2025

Nuovi incubi distopici: la Brit Card digitale









C'è del marcio in Gran Bretagna. E il Regno Unito si fa sempre più vicino al resto dell'Europa continentale, purtroppo. Del resto si è già distinto nel conflitto russo-ucraino quale potenza la più bellicosa e russofoba. Non è dunque un caso, che il 26 settembre scorso il governo del primo ministro britannico Keir Starmer abbia annunciato l’introduzione di un sistema di identità digitale obbligatorio per i lavoratori. La cosiddetta “Brit card” che diventerà indispensabile per chiunque voglia dimostrare il proprio diritto al lavoro entro la fine della legislatura, prevista per il 2029. Una misura che Downing Street presenta come necessaria per rafforzare i controlli sull’immigrazione e per rendere “più equo” il sistema migratorio, ma che in poche ore ha scatenato un’ondata di proteste senza precedenti. Davvero una bella idea, fare entrare oves et boves  nel proprio paese, per poi avere il pretesto di calare dall'alto restrizioni mediante sistemi di controllo digitali e sociali. L'esecutivo ha precisato che non sarà necessario portare con sé un documento fisico: l’ID sarà integrato in piattaforme digitali e potrà essere utilizzato anche per accedere a servizi pubblici come patente di guida, assistenza all’infanzia, welfare e dichiarazioni fiscali. Dettagli tecnici (biometria, governance dei dati) saranno definiti con consultazione pubblica e nuova legislazione. La mossa non è nuova, dato che ci aveva già provato l'ex primo ministro Tony Blair (guarda caso, porta lo stesso vero cognome di George Orwell - all'anagrafe Eric Arthur Blair). Tony Blair introdusse infatti una specie di registro nazionale che si chiamava Identity Cards Act 2006, in seguito contestata e abrogata nel 2010 dopo previa cancellazione dei dati.
La scusa di questa nuova Brit Card di Starmer è l'individuazione dei lavoratori clandestini per ridurre le sacche di lavoro nero, ma sappiamo già che si tratta di pietose foglie di fico. E dietro la retorica governativa, emergono le prime crepe: associazioni, giuristi e difensori dei diritti civili denunciano rischi concreti per la privacy, l’accessibilità e la libertà individuale.
Il malcontento è esploso immediatamente online. Una petizione che definisce la misura «un passo avanti verso la sorveglianza di massa e il controllo digitale», ha superato in poche ore le 2,4 milioni di firme. E se osservate adesso il link siamo già a 2 milioni e 777. E aumenta sempre più....La scadenza della petizione è fissata per il 9 gennaio 2026, e supera abbondantemente la soglia delle 100.000 firme che rende possibile un dibattito parlamentare. In diverse città si sono tenute parecchie manifestazioni spontanee, con cartelli che paragonano la Brit Card a un lasciapassare orwelliano per sorvegliare la popolazione. (fonte: L'Indipendente art. a firma Enrica Perucchietti).



Ma noi qui in Italia, di che ci stupiamo? Non abbiamo forse già fatto l'amara e tragica esperienza del green pass, che lungi dall'accertare chi era immunizzato e chi no (secondo lo stolido Draghipensiero che ne magnificava le virtù taumaturgiche), serviva in realtà a schedare e a  discriminare i cittadini escludendoli dal consorzio civile, dal lavoro e dagli studi, dalle biblioteche, dai luoghi pubblici, penalizzandoli se non si erano vaccinati? Ora con questo nuovo incubo distopico si parla addirittura di interconnettività multifunzionale (fascicolo sanitario, aerei da prenotare, treni, prenotazioni sanitarie, lavoro, studi, transazioni bancarie, ecc.). E del resto noi non siamo messi benissimo se in questa Ue sempre più matrigna si parla di Digital Identity Wallet, ovvero il portafoglio elettronico che l’Unione europea vorrebbe introdurre per armonizzare l’accesso ai servizi pubblici e privati degli Stati membri, previsto per il 2026 e del quale nessuno parla. Sono argomenti intorno ai quali c'è la massima segretezza mediatica - chissà perché.
A livello ufficiale, l’UE presenta il progetto come uno strumento di "semplificazione" informatica e un passo avanti verso la sburocratizzazione. Mentre Starmer utilizza la sua narrazione dell'immigrazione illegale, dell'individuazione del lavoro nero fatto dai clandestini. Ma a giudicare dalle imponenti manifestazioni, gli inglesi non se la bevono e temono una violazione e intrusione nelle loro vite, timori per la centralizzazione dei dati sensibili, possibilità di abusi da parte delle autorità e vulnerabilità informatiche che potrebbero trasformare l’identità digitale in una minaccia per la loro riservatezza. 
Sul piano politico si oppongono a questa card, Reform UK, il partito di Nigel Farage che ha già ironizzato su quel Brit che precede card, denunciandone al contrario,  tutta la natura antinazionale; i Conservatori e una parte della sinistra laburista legata a Jeremy Corbyn; i Liberal Democrats ne respingono la natura obbligatoria. In effetti, trasforma i cittadini in "utenti" privi di ogni identità reale.
Vedremo se i popoli dell'Europa continentale saranno altrettanto determinati e svegli dei cittadini britannici, quando tra non molto, toccherà a noi.
Un'ultima cosa. Non facciamoci l'illusione peregrina che i cosiddetti Brics siano migliori del "marcio Occidente". In Cina esiste da tempo il sistema di "credito sociale" e Putin, dal canto suo, utilizza molte tecnologie di sorveglianza universale made in  China. 

San Gerardo


23 September 2025

Smotrich e la destra messianica israeliana


Ho conservato alcuni trafiletti del Corriere della Sera che come giornalone della borghesia,  ha i mezzi per spedire i suoi inviati direttamente nelle zone calde del Medio Oriente, e confesso di essere rimasta di sale alla lettura di un certo articolo.  Il contenuto non proviene da giornaletti di nicchia o della cosiddetta controinformazione, ma dal Corrierone di solferinica memoria. Mentre proliferano per il mondo occidentale le associazioni e i comitati contro l'antisemitismo, razzismo come la ADL (l'Anti-Defamation League), la Licra (Lega Internazionale contro il Razzismo e l'Antisemitismo) - quella che tentò di censurare i libri di Oriana Fallaci, mentre non ci facciamo mancare anche in Italia le commissioni contro l'odio che sanzionano, bacchettano, querelano, censurano se lo ritengono il caso;  mentre aumentano i bavagli e le mordacchie per tutti noi, un noto esponente della destra messianica  e talmudica israeliana, in nome del suo credo confessionale, si permette di dire scelleratezze dal sapore volgarmente suprematista e razzista. I virgolettati che cito sono estratti dall'articolo di Francesco Battistini comparso sul Corriere della Sera di venerdì 19 settembre. Colgo l'occasione per fare un plauso a lui, ad Andrea Nicastro, Davide Frattini per i loro lucidi reportage, nonostante vengono ospitati da un quotidiano mainstream, legato ai cosiddetti poteri forti. Quel che mi stupisce è che le emittenti tv, sempre pronte a fare da cassa di risonanza per qualsiasi inezia, a organizzare salotti, siparietti, teatrini e talk show per un nonnulla, non ritengano di darvi importanza. E se uno non legge il pezzo, non ne sa niente, perché la scrittura è meno potente e immediata della tv. Tacciono al riguardo,  i Porro, i Del Debbio, le Gruber, le Annunziate. Strano, eppure si tratta di mainstream, dopotutto.  

Bezalel (un nome che richiama Belzebù) Smotrich, di origini ucraine e figlio di un rabbino ortodosso, è un leader dell'estrema destra che guida il Partito sionista religioso, un piccolo partito che ha solo 7 seggi alla Knesset, il Parlamento israeliano. E' un  colono, ministro delle Finanze del governo Netanyahu. "E' così religioso, lui che è avvocato, da far prevalere la Bibbia sui codici" - ci informa Battistini. 

E aggiungiamo noi, che i confini ideali della sua terra promessa sono quelli dell'Antico Testamento, perciò c'è poco da discutere con uno come lui che agisce nel nome di Geova e confonde la politica con la sua personale teologia. E poi ci lamentiamo della teocrazia dei barbuti ayatollah dalle lunghe sottane e dai turbanti?  

"Detesta talmente l'Autorità palestinese, da preferirle Hamas. E questo mattatoio di  Gaza, non vedere l'ora di spianarlo tutto e trasformare la Striscia in una miniera d'oro"  (il corsivo è suo)". Lui, del resto definisce Gaza "una manna immobiliare". Per costui l'unico arabo buono è l'arabo morto. 
"Le sue parole sono pietre sì, ma tombali: su ogni possibilità di dialogo. Contrario a qualsiasi negoziato su Gaza, favorevole all'annessione totale dei territori palestinesi" -  prosegue Battistini. 
Del resto, lui  i Territori non li chiama Cisgiordania o West Bank.  ma li nomina usando i termini messianici di Giudea e Samaria. Ha un suo facsimile in queste sparate, il ministro ultranazionalista Itamar Ben Gvir,  ministro della Sicurezza Nazionale - quello che è andato a fare preghiere per la "vittoria" su  Gaza, passeggiate, e  cantici sulla spianata delle moschee insieme agli ebrei ortodossi e che pensa già al Terzo Tempio di Salomone (qui il video).  Una mossa che non andrebbe di certo nel senso della pacificazione tra le tre religioni monoteiste. C'è da rimpiangere lo status quo di Solimano, un capolavoro di diplomazia in grado di saper resistere nel tempo, che consentiva il libero accesso ai luoghi di culto di tutte le religioni. 

Ben Gvir alla Spianata delle moschee


Estraggo ancora dal Corriere: 
"Una volta assistendo alla nascita del settimo figlio, sbottò per una palestinese ricoverata: "E' naturale che mia moglie, in ospedale, non voglia partorire accanto a chi dà alla luce un bambino che , fra 20 anni, potrebbe uccidere il suo". Beh, non c'è che dire: si porta avanti!
"Un altro giorno, gli chiesero che cos'avrebbe fatto a un bambino palestinese che lancia pietre: "O gli sparo, o lo espello o lo imprigiono". 
Ce n'è anche per i cristiani: "Non posso legittimarli. Il Signore è uno, non 30. Ha creato il mondo e a noi ebrei ha dato la Torah". 
Del resto, mi è stato detto da fonti accreditate di cristiani in Terra Santa che spesso i coloni sputazzano come lama e tirano pietre all'indirizzo delle processioni cristiane durante le festività di rito (ci sono gli inoppugnabili video su YouTube). 
Per concludere invoca un biblico diluvio di fuoco sui campi profughi palestinesi: "Cancellerai il ricordo di Amalek da sotto il cielo e non c'è posto per loro sotto il cielo".
Pratica pure il "tanto peggio tanto meglio" e preferisce Hamas all'ANP, dando in un certo senso ragione a  quei "complottisti" che dipingono Hamas come un  brand made in Israel. "Meglio Hamas dell'Anp: col suo terrorismo fa sì che nessuno vorrà mai uno stato palestinese". Capito? Lo ha detto lui. 
Ma i palestinesi resistono e combattono e  su questo lui che dice? "Metteremo la pena di morte, anzi, mi iscrivo al concorso per diventare boia". 

Sbagliato però pensare che Benjamin Netanyahu sia ostaggio suo e  di Ben Gvir come lascia trapelare certa stampa, pena la caduta del suo governo e che il povero primo ministro  israeliano, non abbia altra scelta che prestarsi al loro gioco. Sono tutte facce di una stessa cinica crudele medaglia. 


Giorno di Padre Pio