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13 May 2025

Cercasi medico di famiglia disperatamente

 



In molte regioni e provincie italiane la popolazione è priva del medico di famiglia, più banalmente chiamato "medico di base". Anche la stampa mainstream e quella locale, hanno dato conto di regioni e provincie interessate. Trovare un medico è complicato anche fuori dalle grandi città: intere aree interne, piccoli comuni e comunità montane ne sono attualmente già prive e la situazione è particolarmente grave in alcune zone di 4 Regioni - Abruzzo, Marche, Molise, Umbria - già rimaste senza medici di Medicina generale. Non mancano zone anche della laboriosa Lombardia che sono rimaste scoperte in ambito sanitario. Poi ci sono molte zone "scoperte" della Sardegna.
In Italia al momento, mancano più di 5.500 medici di famiglia. Un numero destinato a crescere nei prossimi anni a causa dei pensionamenti e del calo di interesse da parte dei giovani medici verso questa professione.

Non c'è di che stupirsi: era proprio quello che volevano dopo il tempo di quella che continuano a chiamare "pandemia". Oggi occorre prendere atto che il sistema sanitario è clinicamente morto con liste d'attesa interminabili e ingestibili, con presidi sanitari sguarniti e con la conseguente spinta verso la sanità privata per coloro i quali possono permetterselo. Ma la cosa più desolante è constatare che buona parte dell'opinione pubblica ha accettato  questo "passaggio strutturale", manco fosse una fatalità inevitabile, senza mai interrogarsi sui responsabili nazionali e internazionali che lo hanno causato. Pazienti troppo pazienti! - è questo il guaio.
Io stessa mi sono ritrovata ad assistere al fuggi-fuggi dei medici in pensione che non volevano venire travolti dal caos sanitario, e a dover subire un interregno senza un vero medico di famiglia. Mi capitò poi un dottorino giovane che pareva meticoloso. Comparve nella primavera del 2023, ma il tempo di arrivare all'autunno che sparì dalla circolazione senza che l'ASL o ASST come la chiamano, si degnasse di darmi comunicazione della sua cessata attività. Men che meno, il dottorino in questione che forse, spaventato dagli assistiti in esubero, deve aver deciso che da grande, quello non poteva essere il mestiere della sua vita.
Mi ritrovai in seguito registrata come "assistita"  presso una giovane dottoressa. Grazie a Dio, partii per il mare che insieme al sole è sempre una grande cura, e non ne ebbi bisogno per un po'. C'è  da accendere un cero alla Madonna, perché in autunno  e  per tutto l'inverno, non presi un raffreddore. Torna la primavera e l'estate 2024. La mia buona salute, mi rendeva assai pigra e restia nel voler andare a conoscere questa dottoressa. Se c'è una cosa che ci ha insegnato la crisi sanitaria (procurata) del 2020-2023 è la sfiducia nella classe medica. Spiace dirlo, ma è una categoria che poco ha fatto per accaparrarsi la nostra fiducia (o almeno, la mia), durante tutto quel periodo. E di questo si dovrebbe prendere atto. 
Ma ecco che la necessità di fare delle radiografie ad un piede, mi ricondusse all'ambulatorio snobbato da circa un anno. Con disappunto mi accorsi che le visite erano tutte su appuntamento e che non esistevano più i giorni "liberi" di ambulatorio, nei quali, chi aveva un'urgenza, si imbucava lì e aspettava. Ma ancor più, mi inalberai nel constatare che il caro vecchio medico di famiglia del buon tempo che fu, quello che ti dava l'appuntamento immediato, era relegato al mondo dei ricordi e che la dottoressina, faceva filtrare le telefonate da una segretaria che, quando si degnava di rispondere,  ti rinviava alle calende greche. "Fino alla fine del mese non c'è posto" - mi sentii dire. Ma scherziamo? Non scherziamo col fuoco. 
Io avevo bisogno di una semplice impegnativa (ovvero la prescrizione), perché sì, perché ora anche i cosiddetti laboratori diagnostici privati che spuntano qua e là come funghi un po' dappertutto, vogliono quel foglietto del "medico di base". 
Un controllo sovietico a carattere sanitario? Un'intrusione di Babbo Stato, anzi, di Babuscia, ogni qualvolta  si accede al cosiddetto libero mercato della Sanità?  
Ne chiesi conto al laboratorio privato e mi dissero che era per "coerenza" allo scopo di "valutare un percorso diagnostico e terapeutico", una spiegazione che mi convince poco..
Dovetti così tornare allo studio medico della dottoressina, dato che avevo bisogno della prescrizione anche per le terapie. E alla faccia del "libero mercato" e della libertà di cura! Ancora una volta mi ritrovai dei blocchi davanti. Pareva che stamparmi quel fogliettino, costituisse per la dottoressa, la stessa fatica  di Sisifo quando  sollevava un  enorme masso.  "Guardi che lei deve fare solo click e stampare", le dissi dopo aver visto la sua faccia scura. 
"Sì, ma se tutti facessero come lei e dovessi fare tanti click...", mi rispose piccata. Si riferiva al fatto che  mi ero fiondata in ambulatorio senza appuntamento. Ma non potevo fare altrimenti, tenuto conto che avevo già preso la prenotazione per le terapie private (e cioè pagate di mia tasca).  
Insomma, per farla breve, mi sono resa conto che il privato copia la burocrazia del pubblico, mentre nel pubblico anche tra i medici della mutua, alcuni si comportano  da baronetti: pochi assistiti un tanto al giorno, ambulatori semi-vuoti, mezza giornata come orario, da lunedì fino a venerdì (settimana corta). Poi ci sono i ponti festivi dove è vietato ammalarsi: inutile reperirli. Tuttalpiù, alla malaparata si chiama la Guardia Medica.



Chi faceva per davvero il medico di famiglia con il borsone nero e con lo stetoscopio, non aveva bisogno di mandarti di continuo dallo specialista a fare le analisi perché tastava, visitava, ti faceva fare il colpo di tosse. Ed è  già archeologia del passato, anche se, in realtà  correva l'anno 2019, anno che Schwab chiamava A.C. che non vuol dire Avanti Cristo, ma "Ante Covid" (vedere le sue "perline sociopatiche").  
E l'unica libertà sanitaria che ci è rimasta è quella di cambiare medico, sperando di guadagnarci nel cambio. E difatti ho dovuto ancora una volta, cambiare dottore. Alla prossima odissea, allora! E che ciascuno racconti la propria. 

Beata Vergine Maria di Fatima

08 May 2025

Fumata nera, fumata bianca

 


E' curioso vedere questa marea umana in piazza San  Pietro col naso in su a guardare quel comignolo che finora ha emesso solo fumate nere. E non si tratta solo di fedeli, ma di turisti e avventori curiosi. In questo momento la vera superstar è un gabbiano che non vuole spostarsi da quei paraggi. Pare che da uno, poi ne siano arrivati due. Sinceramente non mi aspettavo che questo conclave si trasformasse in un evento mediatico così pervasivo. Emittenti tv che danno reportage tutti uguali e tutti in copia. Più di 4000 giornalisti accreditati che invadono terrazze romane limitrofe, reporter, teleobiettivi potentissimi, giungle di parabole satellitari. Ma quel che sconcerta è il totoscommesse di queste ore, sui 133 cardinali "papabili". Purtroppo l'eredità bergogliana ci ha lasciato una specie di concerto rock da stadio, fatto di cronisti assaltatori di tonache svolazzanti che cercano di sottrarsi alla curiosità morbosa. In mancanza di vere notizie, abbiamo la mono-news dei talk show, sempre abilissimi nel discettare sul Nulla. E' difficile che nel mondo non accada nient'altro che l'elezione di un papa, ma l'impressione che se ne ha in queste ore, è quella della sospensione,  perfino dalle guerre. Financo, dai soliti fattacci quotidiani. E da una parte, è pure meglio così, tenuto conto della morbosità mediatica e delle  estenuanti dirette anche sui casi di truculenta cronaca nera. La cosa più ridicola e grottesca è la vecchia Tele-Kabul comunista (ovvero Rai 3) che fa le dirette papali, con le relative Giovanne Botteri & affini, trasformatesi per l'uopo in "vaticaniste". Roba da rotolarsi per terra dalle risate. Ce ne sarebbe anche per quei cardinali africani che hanno scolato liquori dal frigo-bar pensando che fosse tutto gratis. Per altri, che fino a poco tempo prima del fatidico "extra omnes"  parlavano al microfono  ai "follower" dei loro siti e profili. 

Non faccio previsioni, ma soprattutto non mi faccio soverchie illusioni. Temo che un vero "pontifex" che faccia da tramite tra Terra e Cielo in grado di essere una vera guida spirituale per l'umanità, faccia parte della nostra legittima aspirazione, ma che difficilmente potrà realizzarsi, tenuto conto che il tarlo del "progresso" e della "modernità" è penetrato da tempo nei labirinti del Vaticano. Per cominciare ci sono buchi neri che vanno assolutamente rischiarati quando in occasione del governo Obama venne fatto sloggiare papa Ratzinger, facendogli leggere una "declaratio"  di rinunzia in pessimo latino. E' tempo di fare chiarezza su questa oscura vicenda che lascia pensare a un "colpo  di stato", con un sostituto già bell'e pronto. Ne diedi conto qui in "Giallo vaticano",  un post più volte ripreso da altre piattaforme, blog e siti. 

E ora, a distanza di dodici anni,  perfino il sito di Nicola Porro non esclude la strana coincidenza della rimozione forzata di Berlusconi del 2011 e due anni dopo,  di quella di Benedetto XVI nel 2013.  Meglio tardi che mai e beato a chi si sveglia! - verrebbe da dire. Nel primo caso si installò, come è noto, un governo "tecnico". Nel secondo, l'argentino Jorge Mario Bergoglio. 


Colomba straziata da corvo nel 2014

Frattanto, si consumano le dirette  a reti unificate nei luoghi di nascita del papabili italiani con cronisti che si fiondano a Schiavon nel trevigiano, luoghi di don Piero (ovvero l'astuto diplomatico Parolin), di don Matteo (ovvero di Zuppi, della comunità di Sant'Egidio, un'ipotesi di elezione che non mi piace per nulla) e del card. Pizzaballa nella bergamasca che è l'unico che ha ancora un'anziana madre novantenne. Dei tre, ovviamente preferisco il terzo, ma non credo che in queste ore sia ben visto da parte israeliana, tenuto conto che è il cardinale che sapeva e sa troppo, che ha troppo visto, troppo sentito, e che le dinamiche di quel mondo lui le conosce  fin troppo bene. Oltretutto, conosce bene lingue arabe e l'ebraico. Inoltre la sua missione pastorale di Patriarca di Gerusalemme, è collocata in un importante crocevia tra Oriente e Occidente,  a forte valenza simbolica. 

Che altro aggiungere giunti a questo punto? Forse dovremo attendere ancora un po' perché i cardinali convenuti da ogni parte del mondo, non si conoscono e non parlano quell'unica lingua unificante che prima coloro i quali indossavano la talare, sapevano: il Latino. Pur tuttavia, mai porre dei limiti alla Provvidenza. 


Aggiornamento: E' comparsa la fumata bianca, al quarto scrutinio. E' un papa americano che si chiama Robert Francis Prevost e ha preso il nome di Leone XIV. 


San Vittore - Madonna di Pompei

03 May 2025

Il ritorno della virostar Bassetti. Cosa nasconde?




Giovedì sera sul programma di Del Debbio "Dritto e Rovescio" è riapparsa la virostar Matteo Bassetti dell'ospedale San Martino di Genova. La cosa stupefacente era l'intervista in ginocchio di Del Debbio in stile Vespa, tanto per intenderci. Bassetti ha continuato a terrorizzare coi numeri prendendosela coi "negazionisti" e "no vax" che a fronte di oltre 200.000 morti a causa del virus, hanno il coraggio di sottovalutare la gravità del caso. La cosa sorprendente non era lui, ma l'intervistatore incapace di porre un minimo di domande scomode. Nessuna parola sulle politiche dei tagli dei posti letto ospedalieri che hanno obbligato a giocare alla roulette russa i pazienti. Nessun cenno ai ventilatori cinesi che hanno bruciato i polmoni dei ricoverati in luogo di salvarli. Ma soprattutto nessuna obiezione sui medici di base irreperibili, sugli ambulatori  rimasti chiusi secondo precisi diktat, sui farmaci d'ordinanza come antiinfiammatori e antibiotici, praticamente negati.  Sul  famigerato protocollo "tachipirina e vigile attesa", sulle denunce già in atto, sulle varie inchieste in corso d'opera. Per non dire della sequela dei "malori improvvisi" e dei bollettini di guerra quasi quotidiani. 

E siccome ho buona memoria,  ricordo che fu lo stesso Bassetti a "sconsigliare" in una delle sue tante comparsate TV in camice bianco, l'uso dell'azitromicina. Ovvero un antibiotico indicato per il trattamento delle "vie respiratorie alte" e pure "basse", incluse bronchiti e polmoniti (prelevo dal bugiardino). Antibiotico, tra l'altro, prodotto anche dalla stessa Pfizer a nome Zitromax, un prodotto diventato molto comune.  
Del Debbio, che scrive pure per La Verità (ma mai su questi argomenti), giornale che si è distinto con articoli coraggiosi come quelli di Patrizia Floder Reitter, Maddalena Loy e Angela Camuso, se ne stava lì zitto zitto seduto davanti a lui, annuendo. Sedia di fronte a sedia come fece Trump con Zelensky nella storica foto in San Pietro, con un Bassetti più che mai ringalluzzito dalla presentazione del suo nuovo libro. Lui sì che se ne intende di promozione! Non bastava, infatti, lo spottone pubblicitario, praticamente una televendita, che lo ritraeva in pigiama da notte sul letto di una suite alberghiera (ovvero l'Hotel di sua moglie), in versione Mastrota sul materasso.

La televendita pubblicitaria di Bassetti nell'hotel di sua  moglie

Rieccolo lì,  apparire sul teleschermo esortando gli altri suoi colleghi a fare altrettanto.
A cosa dobbiamo il ritorno del Bassetti allarmante? Allarmante, perché ha parlato del pericolo imminente di "aviaria" e di un eventuale "salto di specie" tra gli animali (anche domestici) e gli uomini. Qui, il  video.

Frattanto si viene a sapere che la Commissione Europea ha approvato un nuovo vaccino anti Covid, il Kostaive prodotto da una big Pharma giapponese, la Mejii Seika Pharma. Qui al link per saperne di più.


La FDA statunitense, tuttavia, lo ha rifiutato. Non si sa quando sarà disponibile in Italia ma è certo che arriverà. “Essendo stato autorizzato a livello Ue, è automaticamente autorizzato in Italia” avverte l'Aifa.
Lo chiamano già vaccino "autoreplicante", per via per via della capacità dell’RNA di autoreplicarsi all’interno della cellula”. E già sul piede di guerra ci sono schiere di medici che ne hanno denunciato la nocività.

Non so pertanto se la visitina di Bassetti, il quale ha pure esortato i suoi colleghi a "scendere dal piedistallo e a sporcarsi le mani" andando in tv a divulgare i loro saperi, sia foriera di qualche altra diavoleria del genere, in preparazione. Dico solo che noi li abbiamo già visti e sentiti abbastanza questi sacerdoti mendaci in camice bianco e che per il Bene dell'umanità dovrebbero fare qualcosa di molto semplice: sparire da tutti i radar.

Ma soprattutto è sconfortante constatare che non abbiamo avuto un solo alleato né in Rai né in Mediaset, né su La7. E non si chiede loro di schierarsi dalla parte dei non vaccinati o dei danneggiati: sarebbe troppo! Ma di imparare almeno a fare domande da giornalisti scomodi. Un tempo si diceva che i giornalisti erano una vil razza di cortigiani. Oggi si dovrebbe dire di... vespasiani.

SS Filippo e Giacomo

24 April 2025

Archiviare il Vaticano II?


 "La morte di Jorge Bergoglio pone anche la chiesa di fronte alla necessità di uscire dal Novecento e di assecondare i segni di una rinascita". Così conclude in un suo articolo comparso su "La Verità" Boni Castellane l'indomani del decesso del papa, il quale, a differenza di me, non mette il punto di domanda al titolo del suo pezzo. Forse perché più speranzoso e ottimista. Certamente si dovrà fare i conti col risultato che emergerà dal Conclave che si profila quanto mai difficoltoso, poiché dietro ai suoi millenari rituali solenni, emerge pur sempre la politica e nel caso della scelta del Pontefice tra i tanti cardinali, perfino la geopolitica. Ma i numeri dei convertiti al Cattolicesimo stanno crescendo nel mondo. Mi sono capitati alcuni video francesi che parlano di una ripresa di interesse delle giovani generazioni nei confronti della religione cattolica. Si parla infatti di 18.000 battezzati nel giorno di Pasqua, molti dei quali sono giovani dai 18 ai 25 anni, segno evidente che le nuove generazioni sono stanche del nichilismo, della subcultura woke, e della riduzione della chiesa cattolica al concetto di ONG. Il Telegraph in Gran Bretagna ha parlato di "rinascita cattolica" che rischia perfino di superare l'Anglicanesimo; per non dire negli Usa dove la religione cattolica si impone sempre più come forza trainante trovando in JD Vance, un fiero testimone di conversione. Tutto questo, mentre l'emorragia della fede cristiana del mondo registra un calo drastico di vocazioni sacerdotali. In particolare da noi in Italia antica culla della cristianità, le chiese sono vuote, ad onta di papi che tanto piacciono ai non credenti e ai non praticanti. Guarda caso, Bergoglio fu un po' tutto questo. Non solo vuote, ma molte sono state sconsacrate e trasformate in alberghi di lusso o centri turistici o B&B. Uscire perciò dal Novecento, significa la fine degli avanguardismi e dei riformismi di maniera, della cosiddetta "teologia della liberazione", per aprire al Trascendente, nutrirsi di spiritualità e farla finita con l'Agenda ONU et similia. In fondo il vero "relativismo" stigmatizzato da papa Ratzinger nel suo libro "Senza radici" sta tutto contenuto nell'enciclica Nostra Aetate, della quale raccomando una rilettura per chi l'avesse già letta (e una lettura per chi ancora non lo avesse mai fatto). Nel primo paragrafo si fa riferimento all'induismo e al buddismo. Riporto integralmente il passaggio. 

Quanto alle religioni legate al progresso della cultura, esse si sforzano di rispondere alle stesse questioni con nozioni più raffinate e con un linguaggio più elaborato. Così, nell'induismo gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti tentativi della filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda, sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza. Nel buddismo, secondo le sue varie scuole, viene riconosciuta la radicale insufficienza di questo mondo mutevole e si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di illuminazione suprema per mezzo dei propri sforzi o con l'aiuto venuto dall'alto. Ugualmente anche le altre religioni che si trovano nel mondo intero si sforzano di superare, in vari modi, l'inquietudine del cuore umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri.


E' una premessa che rimanda a una sorta di mercato simoniaco delle religioni, laddove in ciascheduna esiste qualcosa di buono fino a ricercarne un facile sincretismo. In successione cronologica c'è un paragrafo sulla religione musulmana. Infine il terzo paragrafo sulla religione ebraica  è scritto un po' all'insegna di una sottomissione ai "fratelli maggiori". 

Non tutte le religioni sono uguali e ritenere che la propria sia la migliore, non è da considerarsi un crimine che deve necessariamente portare al suprematismo o al razzismo. O peggio ancora, ad una  guerra di religione contro altre religioni. Inoltre è proprio una chiesa con un cristianesimo che salva,  che dovrebbe restituirle la sua funzione originaria. Penso pure, sia una vacua presunzione credere che basti il "dialogo interreligioso" per trovare un accordo e un compromesso con altre confessioni, manco si trattasse di un Parlamento delle varie religioni. Mi riferisco agli incontri-convegni tra le varie chiese mondiali del WCC  (Consiglio Mondiale delle Chiese). Ecco un altro modo per "mondanizzare" e politicizzare il Cristianesimo, privandolo di ogni  trascendenza. 


Dialogo interreligioso

Perciò, è il momento di dire basta alle chiese trasformate in stadi da concerti rock e pop. Basta con cori da boy scout accompagnati da schitarrate sgangherate. Via dallo sguardo, avventori smandrappati con le ciabatte infradito, al posto di veri fedeli, sempre lì pronti a rispondere a telefonini che squillano anche durante l'eucarestia, e con macchine fotografiche o cellulari che fanno di continuo click-click.

Non posso non citare a tale scopo una poetessa e saggista a lungo emarginata dal panorama letterario italiana, perché tacciata di "reazionaria" allorché si schierò apertamente con mons. Marcel Lefebvre con il quale intrattenne una  fitta corrispondenza. Difese strenuamente il rito tridentino, oggi emarginato, talora perfino bandito. Parlo di Cristina Campo (all'anagrafe Vittoria Guerrini), scrittrice bellissima, di grande rigore stilistico, con una ricerca perfino estenuante della parola giusta. La Campo considera, unica nel suo genere, la lingua  quale il luogo d’incontro tra il Tempo e l’Eterno. Concordo con l'autore dell'articolo di cui al link sottostante: "Chi nutre una profonda ammirazione per la figura e l’opera di Cristina Campo prova di certo un poco di imbarazzo a scriverne. Lei stessa dichiarò che avrebbe preferito aver scritto meno di quanto fece, giacché “di ogni parola dovremo render conto”. È però un bene che quell’imbarazzo venga superato per omaggiare degnamente e dedicare ancor più attenzione ai suoi testi"


Cristina Campo 1923-1977

"La Campo combatté quella degenerazione, raccolse firme perché la liturgia antica potesse venir celebrata almeno nei monasteri (aderirono tra gli altri Montale, Borges, De Chirico, Maritain, Quasimodo, Ceronetti), diede vita alla sezione italiana dell’associazione tradizionalista "Una voce", collaborò alla stesura dell’esame critico del Novus Ordo Missae indirizzato a papa Paolo VI. Sconfitta dalla spirito del tempo, si rifugiò nel millenario e puro rito bizantino, (era solita frequentare la chiesa di Sant'Antonio Abate all'Esquilino) ancora capace di suscitare magia e divinizzare i partecipanti".

Del resto chi ha potuto assistere ai riti liturgici bizantini  così solenni e fastosi (mi è capitato di assistere a uno nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme) non può non notare la banalità di una nostra chiesa resa  desertificata, usa a praticare, durante la Messa, quel  "segno della pace" da scambiarsi tra i fedeli manco si fosse un una succursale ONU, con il sacerdote che si rivolge direttamente al pubblico e non verso il Signore. L'Eucarestia con l'ostia messa direttamente nelle mani del comunicando, la fine del canto gregoriano e via dissacrando....Quando non ci sarà più nulla da distruggere né da dissacrare, si dovrà pur trovare il modo più idoneo per ricostruire. 
"Questo tempo di orrori e di crolli spirituali è reso sopportabile dalle radici in terra e dalle campane in cielo”, diceva Cristina che nella sua breve vita (morì a soli 54 anni, a causa di una malformazione cardiaca congenita) ebbe il coraggio di osare l'Impossibile. 

San Fedele





17 April 2025

Roma senza papa




"Roma senza papa", è un romanzo di anticipazione teologica e di fantapolitica pubblicato postumo da Guido Morselli. Il romanzo è stato scritto nel 1966,  ma venne pubblicato nel 1974 dopo il suicidio dell'autore. Pur conoscendo grosso modo la trama di questo romanzo, confesso di averne letto solo degli stralci, ma di esserne stata incuriosita al punto da ripropormi di farlo integralmente. Conosco l'autore riscoperto postumo come "caso letterario" per aver letto altri suoi libri (nella fattispecie, Dissipatio HG e e Un dramma borghese).   Qui la trama  del libro citato, scritta con l'acutezza ironica di una vicenda che allora pareva surreale. La padronanza con cui Morselli si muove nei meandri delle dottrine teologiche, vere e immaginarie, della Chiesa, i magistrali ritratti di ecclesiastici di alto e di  basso rango, l’incessante invenzione satirica, fanno di quest'opera un felicissimo romanzo di ‘anticipazione teologica’. Morselli del resto, gode da tempo dell'attenzione di numerose pubblicazioni  da parte della critica letteraria. Da Valentina Fortichiari  che ha dato un grande contributo alla scoperta di questo caso letterario postumo, a Linda Terziroli  una  sensibile studiosa dell'autore, che ho avuto il piacere di conoscere. Qui, l'indagine di un'opera dimenticata, ma che oggi torna prepotentemente di attualità. Con una Chiesa sempre più sincretica e laica, le cui dispute teologiche somigliano ai dibattiti salottieri tra intellettuali di sinistra del film "La terrazza" (1980) di Ettore Scola, e con religiosi che assumono nel loro eloquio, psicologismi freudiani e sociologici, tralasciando ogni spiritualità: 

https://www.arateacultura.com/roma-senza-papa-di-guido-morselli-indagine-su-unopera-dimenticata/

 
La buonanima di Morselli, nato a Bologna ma di stanza a Varese, del quale ho pure visitato la deliziosa "casina rosa", ovvero la sua dimora-museo al limitar dei boschi sulle alture di Gavirate (dimora che aprono al pubblico ogni anno), non me ne vorrà, se non posso fare a meno di  accostare le vicende che stiamo vivendo a quanto ha descritto nel libro in tempi ormai lontani e non sospetti. E per descrivere il mio disappunto nel non comprendere le intenzioni dell'attuale papa, a ridosso della settimana pasquale  Incomprensibili le sue apparizioni assai irrituali. Sappiamo che la Via Crucis non la reciterà lui e che ha dato mandato al cardinale argentino Leonardo Sandri (salvo mutamenti successivi). Sul poncho a righe da campesinos indossato a San Pietro,  molti si sono già espressi (sottolineo l'articolo di Borgonovo sulla Verità e di Roberto Pecchioli). Sono d'accordo con loro quando asseriscono che non è un gesto di umiltà mostrarsi all'interno di San Pietro con la sciatteria dei pantaloni neri da parroco, i tubicini al naso e il poncho con la trama del "tarliso", ovvero quella rivestitura a rigoni dei materassi d'antan. Senza papalina in testa, senza anello e pure senza la croce in evidenza. E se si può e si deve provare  humana pietas per l'anziano sofferente dal volto gonfio per i probabili cortisonici assunti, è pur vero che soffriva anche papa Wojtyla, ma questo non gli impediva di indossare con dignità l'abito talare bianco fino alla fine, e di aggrapparsi al suo pastorale quale conforto spirituale, nei momenti di maggior sofferenza fisica. E cioè ai simboli del Pontificato. Quanto alla spoliazione dei simboli religiosi (la croce, il crocefisso, i colori della pianeta e dei paramenti liturgici del sacerdote quando officia la Messa, l'incenso, i salmi e i riti), mi pare pacifico che un cristianesimo deprivato dei suoi segni e dei suoi  simboli,  sia la palese rinuncia alla sua esistenza, poiché mai come in questi casi, la forma è sostanza. Arrivati a questo punto, non sappiamo nulla del calendario delle funzioni di questa settimana e della presenza di Bergoglio.  Questa strana indeterminatezza,  tanto fa pensare a una sorta di sedevacantismo coperto e tenuto segreto, e mi ricorda quando nel 2020 ci trattennero rinchiusi in casa senza poter onorare la santa Pasqua, senza alcuna spiegazione logica. Del resto, non dimentichiamo che la grande spallata alla chiesa venne assestata proprio in occasione della cosiddetta "pandemia", quando le porte delle parrocchie restavano chiuse, alcuni carabinieri salivano sull'altare maggiore per fare le loro reprimende a qualche preticello coraggioso (don Lino Viola), reo di voler officiare la Messa nel giorno sacro della Resurrezione. E quando io stessa mi intrufolavo di nascosto in qualche cappelletta di campagna rimasta aperta per misericordia, mi pareva di essere quasi un sopravvissuto personaggio da catacombe. E' con profonda tristezza che ho appreso la tragica notizia della domenica delle Palme insanguinata a Sumy in Ucraina. E ovviamente, per quella  serie ininterrotta di carneficine e di macerie senza fine che persiste  a Gaza, dove anche le piccole missioni cristiane vengono prese d'assalto e non risparmiate dalla violenza cieca e ottusa. Non se ne può più di sentire scuse meschine e crudeli come quella degli "scudi umani". Le vite umane sono vite umane e non porri che se ne tagli la testa, poi magari ricrescono.
 
 Giotto - La Resurrezione

In attesa che il mondo si riequilibri e scacci i demoni che lo rendono prigioniero, non rinunceremo, tuttavia,  alle nostre tradizioni, ai nostri riti, ai nostri simboli, a qualche strenna pasquale, ai dolci  fatti in casa (ogni regione ha i propri) da scambiarci insieme agli auguri ai nostri cari e ai nostri amici. Pertanto,  non possiamo rassegnarci a questo quadro di desolazione, poiché credo che arrendersi e darsi per vinti (anche se intorno a noi tutto congiura a  farci star male),  è impedire che avvenga il miracolo della vita e del mondo che si rinnova. 
Perciò,  Buona Pasqua a tutti!


San Roberto (giovedi santo)